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Mastite

Con il termine Mastite si intende un processo infiammatorio della ghiandola mammaria. Sebbene possa essere causata sia da agenti chimici sia fisici, le cause sono spesso infettive e soprattutto batteriche.
Durante la fase iniziale della infiammazione, la circolazione ematica subisce delle variazioni: L'afflusso di sangue si riduce e il deflusso avviene con difficoltà. Questi disturbi circolatori portano ad una alterazione dell'approvvigionamento di ossigeno, di principi nutritivi ed un abbassamento delle difese locali. L'insufficiente deflusso porta ad un accumulo di cataboliti e sostanze tossiche che a loro volta causano lesioni al tessuto secretivo fino alla distruzione dello stesso, con conseguente necrosi della ghiandola mammaria.
La diffusione della Mastite è favorita da fattori ambientali che consentono la disseminazione di microrganismi patogeni fra gli animali, prevalentemente attraverso la mungitura. La gravità della mastite è determinata soprattutto dalla natura e dal numero di germi infettanti e dallo stato immunologico della bovina. La mastite può comparire sotto diverse forme cliniche, ognuna delle quali è caratterizzata da particolari sintomi. Nelle forme iperacute si osservano i sintomi della flogosi caratterizzati da edema, calore, arrossamento, dolore e alterazione funzionale.
Spesso, il risentimento locale è accompagnato da sintomi generali, quali febbre, anoressia e ottundimento del sensorio. Molto simili, ma meno intensi, sono i sintomi della forma acuta. Qualora i sintomi siano lievi e non associati a manifestazioni di ordine generale, l'infezione viene definita subacuta; mentre l'esistenza di uno stato infiammatorio non accompagnato da sintomi clinici apprezzabili viene indicato come subclinico.
La mastite subclinica si evidenzia attraverso l'esame cellulare del latte che può evidenziare la presenza di leucociti, coaguli di fibrina e siero, in misura superiore alla norma.
Fattori che determinano infezione e mastite
I batteri, per procedere dall'ambiente esterno a quello interno, devono attraversare il canale striato del capezzolo.
Il rivestimento interno del canale striato è strutturato in modo simile a quello della cute. L'epitelio squamoso stratificato che ricopre il canale viene continuamente sostituito, mano a mano che le cellule superficiali si cheratinizzano e si desquamano.
I detriti cellulari altro non sono che materiale ceroso della stessa natura del sebo e contengono acidi grassi a lunga catena dotati di azione batteriostatica. In particolare, accade che la diffusione di due batteri molto contagiosi, quali lo Streptococco agalactiae e lo Stafilococco aureus, aumenti con l'avanzare dell'età degli animali; questo indica un indebolimento della funzione di filtro del canale striato, anche l'aspetto genetico risulta importante nella determinazione dell'infezione mammaria, data la sua influenza sulla conformazione anatomica della mammella.
La velocità di mungitura cosituisce un ulteriore carattere ereditario comprovato dal fatto che il numero di infezioni alla prima lattazione, presenta un andamento parallelo con la velocità di mungitura.
Esistono anche dei fattori inerenti il latte in grado di resistere alle invasioni batteriche. Per esempio, la lattenina è una sostanza inibente che viene sintetizzata all'interno della mammella. Anche l'alimentazione ha forte influenza sull'apparato ghiandolare mammario: l'aumento del tenore proteico nella razione è ritenuto capace di stimolare la secrezione del latte. Se il volume del latte aumenta l'equilibrio tra la infezione batterica e la reazione dell'ospite si altera, predisponendo la mammella allla mastite. Ballarini (1984), giustifica l'insorgenza di mastiti con anomalie digestive, eccesso di foraggi verdi, alimenti bagnati o imbrattati di terra. Anche Crovetto e Tamburini (1983), hanno recentemente riconosciuto che disturbi digestivo-metabolici possono contribuire all'eccesso di cellule somatiche nel latte.
Sono stati osservati inoltre, aumenti percentuali del numero di mastiti in periodi ben precisi della via produttiva della vacca, come nel periodo di fine lattazione, quando sono presenti particolari situazioni metaboliche, quali stetosi e chetosi subclinica, dovute al management aziendale inadatto a coprire i fabbisogni e le necessità della vacca in questo particolare periodo (Bertoni 1994).
Diagnosi di mastite
Le prove diagnostiche atte ad evidenziare uno stato infiammatorio a carico della ghiandola mammaria sono basate sull'esame fisico del latte e della mammella, sull'esame chimico e microscopico del secreto, nonchè sull'esame colturale. L'infiammazione della mammella è caratterizzata dall'accumulo di leucociti neutrofili e sostanze umorali per cui, in caso di mastite, tali prodotti si trovano nel latte.
Questi prodotti che ritroviamo a livello mammario vanno sotto il nome di cellule somatiche e sono rappresentate da:
leucociti che dal punto di vista fisiologico hanno un ruolo di primaria importanza nei meccanismi di difesa della mammella
linfociti che intervengono sia a livello di immunità specifica sia cellulo-mediata
macrofagi che testimoniano il processo involutivo della mammella
cellule epiteliali cioe' cellule di sfaldamento prodotte dal normale turn-over della ghiandola mammaria che tendono ad aumentare durante l'ultima fase di lattazione

I metodi d'indagine più usati per la determinazione delle cellule somatiche sono:
  • CONTA ELETTRONICA
    Si versano alcuni millilitri di latte in un apparecchio dotato di piccoli capillari. L'apparecchio conta le cellule che attraversano il lume di questi capillari.
  • CONTA AL MICROSCOPIO
    Si contano le cellule direttamente direttamente con l'ausilio di un microscopio.
  • CALIFORNIA MASTITIS TEST
    Consiste nel far reagire 2 ml di latte con 2 ml di reagente. A seconda del contenuto cellulare si rende visibile la formazione di gel, di una massa mucosa oppure di un composto gelatinoso, in base al numero di cellule. Il test si basa sulla capacità di questa sostanza di lisare i leucociti ed i loro nuclei, in modo da liberare il DNA, che a sua volta forma, insieme al reagente, un complesso visibile macroscopicamente.
    Alcuni dei prodotti utilizzati per la realizzazione del CMT sono addizionati con bromocresolo porpora, una sostanza che assume diversi colori a seconda della acidità del latte.

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