L'ozonoterapia nel ventunesimo secolo
Tratto dal Medico d'Italia - 8 Set 2000Di Velio Bocci (*)
A confronto con l'omeopatia e l'agopuntura, pratiche mediche in uso da circa 200 e 2000 anni rispettivamente, l'ozonoterapia è nata e cresciuta in Germania negli ultimi 40 anni ma ha cominciato a diffondersi in Italia solo nell'ultima decade tanto da rimanere pressoché sconosciuta non solo ai pazienti ma anche a molti medici. Trovo abbastanza sconsolante che dell'ozonoterapia non se ne parli o se ne parli male. Perché? Le ragioni sono diverse: oltre alla informazione pressoché giornaliera della tossicità dell'ozono a livello di strada, almeno una volta all'anno i giornali pubblicizzano la morte di una donna durante il trattamento di ozonoterapia per una banale lipodistrofia. Purtroppo in Italia si è posta particolare enfasi per l'uso dell'ozono nella "cellulite" e anche se questa modalità può essere remunerativa, ha fortemente pregiudicato lo sviluppo di questa pratica medica in patologie importanti quali malattie vascolari e infezioni croniche ove potrebbe ampliare i benefici della medicina convenzionale. La mancanza di una cultura scientifica e di un indirizzo serio di ricerca ha ulteriormente contribuito a creare scetticismo nella classe medica più elevata inibendo qualsiasi approfondimento. È pure controproducente abbandonarsi a facili trionfalismi come è stato fatto negli ultimi anni per l'applicazione dell'ozono nel cosiddetto "mal di schiena" senza aver eseguito i dovuti controlli.
Dal Settembre 1999 in Italia si è costituita una nuova associazione: la International Medical Ozone Society (IMOS) con gli scopi esclusivi di promuovere la ricerca biomedica e di aprire un dialogo con il Ministero della Sanità, peraltro rimasto finora indifferente, al fine di poter regolamentare la pratica della ozonoterapia. In realtà, per quanto riguarda il primo aspetto, negli ultimi anni abbiamo cercato di comprendere come funziona l'ozono e come possa indurre degli effetti terapeutici. Oggi abbiamo alcune solide basi che ci permettono di formulare delle ipotesi razionali: abbiamo chiarito che l'ozono solubilizzato nel plasma o in altri liquidi biologici genera una cascata di "specie reattive dell'ossigeno", tra le quali il perossido di idrogeno (cioè la comune acqua ossigenata) è uno dei più importanti messaggeri. Abbiamo dimostrato che è responsabile dell'attivazione metabolica degli eritrociti, dei leucociti, delle piastrine e dell'endotelio che non può essere più considerato il solito contenitore ma un vero e proprio organo endocrino capace di interagire con il sangue ozonizzato. Il risultato molto eccitante è che quantità modicamente soprafisiologiche di perossido di idrogeno (H2O2) e monossido di azoto (NO) generati dall'uso giudizioso e calcolato dell'ozono fungono transitoriamente da mediatori cruciali di molte risposte biologiche e possono favorire una azione terapeutica senza alcun effetto tossico. Abbiamo anche iniziato ad apprezzare l'importanza di alcuni composti derivati dalla perossidazione lipidica che, se prodotti a concentrazioni micromolari, possono raggiungere e stimolare utilmente qualsiasi cellula dell'organismo. Anche in tal caso lo spauracchio della loro potenziale tossicità si è dileguato di fronte alla reale possibilità di induzione del fenomeno di adattamento allo stress ossidativo cronico favorendo l'aumentata espressione di molte proteine di "salvataggio" quali gli enzimi antiossidanti e l'emeossigenasi. In parole più semplici si è dimostrato di poter indurre la tolleranza all'ozono che, in termini pratici, potrebbe correggere la disfunzione del sistema redox e quindi rallentare o bloccare la inesorabile progressione di un processo degenerativo. A noi sembra un risultato straordinario quanto inaspettato che l'ozono, un gas molto reattivo e di per sé tossico, se misurato ed usato con criterio, possa diventare un vero e proprio farmaco. I nostri risultati dovrebbero indurre molti biologi e clinici a riflettere che, se è vero che i radicali liberi sono la fonte di tutti i mali, è anche vero che questi, in dosi minime e controllate, possono espletare delle attività fisiologiche insostituibili. Voglio sperare che questa piccola rivoluzione di pensiero, condivisa da molti biologi moderni, possa maturare nella mente di molti medici ed eliminare il preconcetto che l'ozono è sempre tossico.
Ma oltre a stabilire questi nuovi concetti indispensabili per programmare degli schemi terapeutici ci siamo proposti di chiarire e soprattutto standardizzare alcune modalità pratiche di applicazione. Questa era un'area ove regnava l'anarchia e il pressappochismo metodologico più completo. E si è anche corso il serio rischio di "plasticizzare" i pazienti con gli ftalati usando le sacche in PVC per l'autoemoterapia ozonizzata. Dopo la denuncia di questo grave problema sono occorsi ben otto mesi prima che il Ministero della Sanità mi desse ragione e proibisse l'uso delle sacche in PVC adducendo il banale motivo dell'uso improprio più che del ben documentato rilascio nel sangue di materiale plastico. Oggi sono molto contento di aver messo a punto la nuova metodica assolutamente atossica e che ha già dimostrato di funzionare egregiamente in molti ambulatori. Insieme a vari colleghi, tra i quali mi piace ricordare il Prof. Nicola di Paolo e la Dott.ssa Emma Borrelli, abbiamo messo a punto due nuove modalità di ozonizzazione come opzioni molto pratiche ed efficaci rispetto alla classica autoemoterapia e alla eccessivamente empirica insufflazione rettale. In breve la prima è rappresentata dalla circolazione extracorporea del sangue contro ossigeno-ozono e la seconda dalla esposizione corporea quasi totale ad ossigeno ozono in una cabina termostaticamente controllata. La sperimentazione clinica è in corso ma abbiamo già notato dei risultati clinici impensabili con le vecchie metodiche.
Rimane ancora molto lavoro da fare perché vogliamo comprendere appieno come agisce l'ozono, quali sono i suoi limiti, come si esercita l'effetto terapeutico e perché molti pazienti riferiscono un senso di benessere ed euforia. Non deve neppure stupire perché l'ozonoterapia possa influenzare patologie molto disparate. La dispregiativa conclusione che l'ozonoterapia rappresenta una panacea può essere oggi facilmente controbattuta dalla conoscenza della varietà dei meccanismi di azione: l'ozono è capace di indurre effetti biochimici, immunologici e umorali diversificati in cellule con diverse attività funzionali in grado di spiegare il suo pleiotropismo. Pertanto molte sono le patologie suscettibili al trattamento: le malattie infettive, particolarmente croniche, sia batteriche che virali e fungine sembrano di elezione non solo perché l'ozono ha una indiscussa azione disinfettante ma perché tramite l'induzione della sintesi delle citochine riattiva il sistema immunitario più o meno soppresso a causa dell'età, della chemioterapia o delle stesse infezioni virali. Tutte le vasculopatie (degli arti inferiori, cardiache e cerebrali) dimostrano spesso un miglioramento ancor più eccezionale perché assai superiore alla terapia ortodossa e ciò in virtù di una simultanea influenza su numerose funzioni organiche: riequilibra il tono vascolare (tramite CO ed NO), migliora il metabolismo eritrocitario e incrementa la cessione di O2 ai tessuti ischemici, favorisce il rilascio di fattori di crescita e forse la neoangiogenesi attraverso una attivazione piastrinica ed endoteliale. Non perdo l'occasione per deplorare l'atteggiamento di molti angiologi che, di fronte ad un paziente arteriopatico avanzato (3° e 4° stadio), preferiscono eseguire l'amputazione di un arto piuttosto di avvalersi dell'ozonoterapia che può salvare l'arto ischemico e migliorare nettamente la qualità di vita di questi pazienti già molto sofferenti. Inoltre, dal 1995, presso il Dipartimento di Scienze Oftalmologiche e Neurochirurgiche della nostra Università, la Dott.ssa Angelica Diadori ha trattato centinaia di pazienti (oltre 6000 autotrasfusioni) affetti da maculopatia retinica con risultati brillanti nella forma atrofica. Anche in questa malattia, tipica dell'anziano e molto invalidante, la terapia ortodossa (laser ecc.) è pressoché impotente o poco risolutiva e pertanto il ricorrere ad una terapia complementare appare più che legittimo e doveroso. Oltretutto, poiché l'ozonoterapia ha costi minimi, si dovrebbe allargare la sperimentazione anche ad alcune patologie neurodegenerative dell'anziano, ove si è già osservato un netto miglioramento dello stato cognitivo. Poiché do poco affidamento ai risultati aneddotici posso dire ben poco sulla utilità della ozonoterapia in pazienti neoplastici ma vi sono alcuni presupposti teorici che suggeriscono la possibilità di stabilizzare la malattia in pazienti anziani che purtroppo spesso soggiacciono ad una monochemioterapia palliativa non risolutiva e spesso peggiorativa.
Recentemente la patologia più o meno legata ad un conflitto disco- radicolare è stata trattata con l'ozono o mediante insufflazione diretta intradiscale e/o intraforaminale o, più frequentemente, tramite iniezioni di gas (O2-O3) nei trigger points rilevabili nei muscoli paravertebrali corrispondenti al metamero sede della lesione. Questo secondo approccio, da me definito come una "agopuntura chimica" è apparentemente in grado di bloccare i nocicettori interessati evocando sia un innalzamento della soglia al dolore che una risposta antalgica antinocicettiva secondo il ben conosciuto meccanismo del DNIC (diffused noxious inhibitory control). Oltre alla possibile liberazione di endorfine o ad un aumento del tono serotoninergico, non si può trascurare un positivo effetto metabolico locale: il rilasciamento della contrazione muscolare di per sé riduce il dolore e la conseguente vasodilatazione riduce l'ipossia e l'acidosi. La ripresa di un normale metabolismo favorisce la resintesi di ATP e del creatinfosfato, che, congiunta al riassorbimento dell'edema, permette il ripristino della normale fisiologia muscolare che, in circa 2/3 dei pazienti, può almeno temporaneamente risolvere il "mal di schiena". Comunque, al fine di validare questa metodica, da tempo vado richiedendo l'esecuzione di uno studio multicentrico randomizzato, in doppio cieco, testando sia la miscela di O2-O3, sia l'O2 soltanto, sia un gas inerte per accertare la rilevanza dell'effetto placebo o comunque legato alla agopuntura.
Dovrebbe quindi risultare evidente che, oltre alla deficienza di studi biologici, la strategia terapeutica focalizzata per anni sulla "cellulite" si è dimostrata limitativa. Infatti vi è la improcrastinabile necessità di condurre studi clinici randomizzati e controllati in patologie vascolare ed infettive. Inoltre molti ozonoterapeuti hanno avvertito un senso di crescente disagio per la mancanza di seri corsi formativi, di una adeguata informazione e per uno stato di condizionamento in parte legato alla carenza di una precisa legislazione ministeriale. L'aggravarsi di tali motivi ha dato l'impulso a fondare la IMOS evitando qualsiasi interferenza commerciale e consentendo una piena libertà di azione e di pensiero. I corsi di perfezionamento in ossigeno ozono terapia organizzato presso l'Università di Siena dal 1999 cerca di costituire un modello didattico che, in poco più di 60 ore, fornisce al medico tutti gli aspetti teorici e pratici per poter eseguire seriamente l'ozonoterapia. Un altro corso, diretto dal Dr. F. Ceccherelli, viene tenuto all'AIRAS di Padova e stiamo cercando di organizzarne altri due a Roma e a Bari. Anche il libro sulla Ossigeno-Ozono terapia, pubblicato nel marzo 2000 dalla Casa editrice Ambrosiana (via Gargano 21, 20139 Milano), dovrebbe facilitare la comprensione dei meccanismi di azione e le possibilità terapeutiche ai molti medici che da anni giustamente lamentavano la mancanza di un testo sufficientemente informativo sugli aspetti teorici e pratici.
Da tempo, anche se amaramente riconosco senza successo, stiamo cercando di modificare l'atteggiamento di noncuranza del Ministero della Sanità nel tentativo di precisare regole e comportamenti ed evitare abusi e.. . decessi! La Comunità Europea ha preso atto della necessità di un controllo delle medicine complementari e il Ministero della Sanità Italiano, sempre tra gli ultimi, ha istituito una Commissione per la valutazione della omeopatia, agopuntura e fitoterapia trascurando completamente altri approcci tra i quali l'ozonoterapia.
(*) Ordinario di Fisiologia generale presso l'Università degli Studi di Siena.
Presidente della IMOS - Italia