Ossigeno-ozonoterapia per via grande autoemo nelle gangrene degli arti inferiori.

Ranaldi Dr Giovanni T.

Studio Medico

Riassunto

Nel presente lavoro riportiamo l’esperienza condotta in circa cinque anni nel trattamento delle gangrene degli arti inf. in pazienti affetti da disturbi circolatori, valutando i risultati ottenuti e, quindi, l’efficacia e manovrabilità dell’ossigeno-ozono terapia versus altre tecniche terapeutiche.

Metodi

Sono stati scelti 14 tra i casi più rappresentativi di cui:

Tutti i casi sono stati valutati con le indagini prescritte dal protocollo, con l’esecuzione di un doppler degli arti inf. al tempo zero, a metà ed al termine della terapia: ci è parso, inoltre, importante ricorrere all’ausilio della videocapillaroscopia a sonda ottica (VCSO), per meglio valutare la situazione del microcircolo, vera discriminante nel successo od insuccesso della terapia.

Sono sempre stati applicati alla lettera i protocolli, tranne per una paziente diabetica, rispondente solo parzialmente alla terapia, in cui la concentrazione di O3 è stata portata ad un certo punto a 70 m g/ml, con risultati inizialmente incoraggianti, per un totale di 24 sedute di grande autoemotrasfusione e di terapia locale con gambale.

In tutti i casi all’inizio della seduta venivano rilevate la pressione arteriosa e la glicemia.

Risultati

Nei quattordici casi riportati si sono avuti:

I risultati possono essere così spiegati:

  1. pessimo funzionamento del microcircolo, come dimostrato dalla VCSO, nell’unico caso che non ha risposto alla terapia, evidenziando a livello dell’estremità affetta il classico esempio di <capillary desert>;
  2. ripristino delle condizioni del microcircolo, come dimostrato dalla VCSO, sicuramente per riperfusione di reti capillari ostruite, anche attraverso la via del NO, e, probabilmente, per fenomeni di neoangiogenesi;
  3. controllo accurato dei valori glicemici, unica garanzia di lunga durata dei risultati raggiunti, in quanto nei pazienti con stretto controllo metabolico non si è avuta alcuna ricaduta o intervallo libero da lesioni superiore ai 18 mesi, cosa non avvenuta in quelli con scarso controllo e, in particolare, in un caso con valori glicemici costantemente sopra i 200 mg/dl;
  4. l’uso di insulina vs antidiabetici orali con netto riscontro a favore della prima nella risoluzione e nel controllo a distanza;
  5. l’esito esiziale dei farmaci vasoattivi, probabilmente per l’effetto del <furto di sangue> a livello di distretti in compenso già fortemente precario;
  6. assoluta mancanza di effetti collaterali o di reazioni avverse durante l’ossigeno-ozonoterapia;
  7. ruolo della concentrazione ematica dei radicali liberi nel condizionare la presenza di risposta alla terapia e la prontezza nel manifestarsi dei miglioramenti.

Conclusioni

Per la sua efficacia e per l’innocuità l’ossigeno-ozonoterapia per GEB è da ritenersi tecnica di prima scelta nel trattamento dei disturbi circolatori degli arti, anche in casi giudicati, tradizionalmente, non suscettibili di terapia ed avviati all’amputazione, sulla base delle terapie attuali e delle tecniche diagnostiche comunemente usate; a tal fine ci sembra doveroso richiamare l’attenzione sul ruolo discriminante della VCSO o di altre tecniche quali il laser-doppler.