Ossigeno-ozonoterapia per via grande autoemo nelle gangrene degli arti inferiori.
Studio Medico
Riassunto
Nel presente lavoro riportiamo l’esperienza condotta in circa cinque anni nel trattamento delle gangrene degli arti inf. in pazienti affetti da disturbi circolatori, valutando i risultati ottenuti e, quindi, l’efficacia e manovrabilità dell’ossigeno-ozono terapia versus altre tecniche terapeutiche.
Metodi
Sono stati scelti 14 tra i casi più rappresentativi di cui:
Tutti i casi sono stati valutati con le indagini prescritte dal protocollo, con l’esecuzione di un doppler degli arti inf. al tempo zero, a metà ed al termine della terapia: ci è parso, inoltre, importante ricorrere all’ausilio della videocapillaroscopia a sonda ottica (VCSO), per meglio valutare la situazione del microcircolo, vera discriminante nel successo od insuccesso della terapia.
Sono sempre stati applicati alla lettera i protocolli, tranne per una paziente diabetica, rispondente solo parzialmente alla terapia, in cui la concentrazione di O3 è stata portata ad un certo punto a 70 m g/ml, con risultati inizialmente incoraggianti, per un totale di 24 sedute di grande autoemotrasfusione e di terapia locale con gambale.
In tutti i casi all’inizio della seduta venivano rilevate la pressione arteriosa e la glicemia.
Risultati
Nei quattordici casi riportati si sono avuti:
I risultati possono essere così spiegati:
Conclusioni
Per la sua efficacia e per l’innocuità l’ossigeno-ozonoterapia per GEB è da ritenersi tecnica di prima scelta nel trattamento dei disturbi circolatori degli arti, anche in casi giudicati, tradizionalmente, non suscettibili di terapia ed avviati all’amputazione, sulla base delle terapie attuali e delle tecniche diagnostiche comunemente usate; a tal fine ci sembra doveroso richiamare l’attenzione sul ruolo discriminante della VCSO o di altre tecniche quali il laser-doppler.