LOPRETE Fortunato

Docente A.I.R.A.S.

VIA A. GRASSI 36 B
35129 PADOVA

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UTILIZZO DELL'OSSIGENO-OZONOTERAPIA NEL TRATTAMENTO DELLA MALATTIA VARICOSA E SUE COMPLICANZE

La dilatazione varicosa delle vene e le sue complicanze sono conosciute sin dall'antichità'. La malattia varicosa affligge dunque l'uomo da tempo immemorabile, correlata al divenire " da quadrupede a bipede ", senza che l'apparato venoso si adattasse a questa nuova realtà. In verità risulta difficile comprendere come mai soltanto il sistema venoso non si sia adattato alle nuove condizioni ambientali e alle abitudini di vita, mentre più sofisticati adattamenti abbiano coinvolto altri apparati ( sistema pilifero, dentatura, ecc., ). Più verosimile sembra invece l'importanza dell'altezza della colonna ematica che grava sugli arti inferiori, l'assenza di una fascia muscolare protettiva del sistema venoso superficiale e l'abitudine all' ortostatismo, fattori presenti, tra l'altro, anche nel cavallo, che è sempre stato quadrupede, ed è afflitto, al pari dell'uomo, dalla malattia varicosa.

DEFINIZIONE

Ci sono essenzialmente tre componenti del sistema venoso degli arti inferiori che agiscono di comune accordo: le vene profonde, le vene superficiali, le vene perforanti/comunicanti. Il malfunzionamento di uno di questi tre sistemi può dar luogo ad una disfunzione degli altri due. Il sistema venoso superficiale, quando sottoposto ad elevate pressioni, si dilata e si allunga per ospitare un aumentato volume ematico. La tortuosità che cosi' si produce viene denominata varice, parola che deriva dal termine greco che sta" a forma d'acini d'uva " Questo termine si utilizza sia per descrivere le grosse vene sporgenti contenute dentro la fascia sottocutanea superficiale, che le più piccole venectasie che si osservano appena sotto l'epidermide, anche definite con il termine inglese spider vein (vene a ragno). L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le vene varicose come " una dilatazione sacculare delle vene che spesso sono tortuose ". Inoltre questa definizione esclude specificatamente qualsiasi vena tortuosa associata con una pregressa tromboflebite o con una fistola artero-venosa o con una venectasia. La varice e' dunque una dilatazione venosa del sistema venoso superficiale che si accompagna a reflusso centrifugo. Esistono numerose classificazioni delle varici ordinate secondo i più svariati punti di vista. L'autore per questo lavoro adotta la classificazione Etiologica e Topografica, distinguendo le varici in primitive e secondarie ad un'altra patologia del sistema circolatorio. L'eziologia delle varici essenziali è ovviamente conosciuta. Attualmente l'ipotesi più accreditata è quella di una alterazione parietale con conseguente dilatazione della parete stessa e secondariamente di disfunzione valvolare. Alla base della dilatazione venosa sta' senza dubbio una meiopragia del tessuto elastico, fattore predisponente della malattia varicosa, sulla quale intervengono dei fattori facilitanti come l'obesità', l'ortostatismo prolungato, la stipsi, la gravidanza, ecc,. Per le varici secondarie l'eziopatogenesi è di tipo squisitamente emodinamico. La persistenza di un ostacolo al ritorno venoso provoca infatti una ipertensione venosa attiva distrettuale che tenta di superare l'ostacolo emodinamico attivando vie collaterali di deflusso, che costituiscono i cosiddetti circoli di supplenza. La parete venosa è in questi casi assolutamente normale ed il sovraccarico emodinamico prfondo sara' compensato da un aumento del tono venoso del sistema di supplenza. A lungo andare, pero', la continua sollecitazione comporterà una dilatazione della parete, con comparsa di incontinenza valvolare per diastasi e formazione della varice. Quando l'ipertensione venosa non viene più compensata essa si ripercuote sul sistema venulare e da questo alla microcircolazione, innescando tutta una serie di alterazioni microemodinamiche e metaboliche quali l'aumento della permeabilita', l'ipertensione linfatica e l'edema.

Sul piano cellulare questa condizione emodinamica induce una grave sofferenza endoteliale, con liberazione di amine vasoattive, ulteriore aumento della permeabilità, riduzione del potenziale fibrinolitico endoteliale e tessutale, reazione flogistico proliferativa di tipo fibro-angioblastico, aggregazione leucocitaria, tra le molecole che raggiungono lo spazio interstiziale, a parte i sali ed il plasma che costituiscono i componenti principali dell'edema, particolare importanza ha il fibrinogeno che, a causa del ridotto potenziale fibrinolitico endoteliale e tessutale, polimerizza in fibrina insolubile, rendendo difficoltosa l'ossigenazione tissutale, dando luogo alla ben nota condizione distrofica della ipodermite fibrosa e delle sue conseguenze.

OBIETTIVI

Scopo del lavoro è quello di valutare l'efficacia della somministrazione per via sottocutanea e perivenosa della miscela di O2-O 3 nei pazienti con malattia varicosa. L'autore esamina alcuni parametri soggettivi (flebodinia, senso di peso ortostatico, dolore gravativo ortostatico, formicolio, parestesie) (vedi tab. A) , oggettivi (edema serotino, edema franco, dermite emosiderinica, ipodermite fibrosa, eczema, ulcerazioni cutenee) (vedi tab. B) e parametri strumentali (Pletismografia a luce riflessa, Videocapillaroscopia a sonda ottica e Circonferenze) (vedi tab.C).

MATERIALI E METODI

Lo studio è stato condotto su 15 pazienti adulti ( 14 f e 1 m ) di età compresa tra i 20 ed i 60 anni che presentavano malattia varicosa complicata da insufficienza venosa cronica confermata con esame clinico e funzionale al momento dell'arruolamento. Ogni paziente e' stato sottoposto a trattamento con miscela O2-O 3, con frequenza bisettimanale delle sedute , per dodici settimane. La quantità totale di miscela gassosa per seduta è stata di 300 ml alla concentrazione di 8 microg:/ml, iniettata per via sottocutanea e perivenosa. Con la PPG, che sfrutta il principio della variazione della riflessione della luce infrarossa da parte del tessuto cutaneo in base allo stato di replezione o vacuità dei plessi venosi sub-papillari, l'autore ha valutato lo svuotamento dei plessi venosi sottocutanei a seguito dei movimenti attivi dei muscoli del polpaccio ed il tempo necessario al loro riempimento alla fine dell'esercizio. Si considerano normali valori superiori a 25 secondi, mentre nella malattia varicosa i valori sono significativamente accorciati. La VCSO è una tecnica strumentale, non invasiva, utile nello studio delle vasculopatie e delle microangiopatie. Data la sua elevata capacità diagnostica è in grado di fornire una completa e minuziosa valutazione morfologica e funzionale, nonchè un agevole monitoraggio del decorso della patologia vascolare e quindi il monitoraggio dell'efficacia clinica indotta dalla specifica terapia. Con questa tecnica è possibile rilevare anse di capillari ectasici con depositi emosiderinici perivasali, espressione di alterata permeabilità, anse a volte tozze e convolute con dilatazioni aneurismatiche o con frammentazione del flusso eritrocitario " sludge " e rarefazione dei capillari.

TAB. A - PARAMETRI SOGGETTIVI PRIMA DEL TRATTAMENTO
PAZIENTIPercentuale
FLEBODINIA853,3%
SENSO DI PESO ORTOSTATICO15100%
DOLORE GRAVATIVO ORTOSTATICO15100%
FORMICOLIO960%
PARESTESIE746%


TAB. B - PARAMETRI OGGETTIVI PRIMA DEL TRATTAMENTO
PAZIENTIPercentuale
EDEMA SEROTINO15100%
EDEMA FRANCO426,6%
DERMITE EMOSIDERINICA533,3%
IPODERMITE FIBROSA640%
ECZEMA426,6%
ULCERE CUTANEE213,3%


TAB. C - PARAMETRI STRUMENTALI PRIMA DEL TRATTAMENTO
VALUTAZIONE MEDIA
PLETISMOGRAFIA A LUCE RIFLESSACirca 18,0
CIRCONFERENZE:
POLPACCIO34,3
CAVIGLIA A LIVELLO MALLEOLARE25,2


RISULTATI

I dati hanno confermato pienamente una riduzione clinicamente apprezzabile della stasi venosa periferica dei pazienti sottoposti ad ossigeno-ozonoterapia con miglioramento dell'evoluzione sintomatologica espressa sia dal giudizio soggettivo (vedi tab. D), che dalla valutazione dei parametri oggettivi (vedi tab. E) e strumentali (vedi tab. F). Fin dalle prime applicazioni di O2-O 3 si è assistita ad una decisiva e progressiva risposta positiva rispetto alla sintomatologia iniziale riferita dai nostri pazienti, documentata successivamente anche dalla nostra osservazione clinica. I valori della PPG alla fine del periodo di trattamento sono risultati significativamente migliorati rispetto ai valori iniziali in termini di netto aumento dei tempi di riempimento dei plessi venosi sottocutanei, passando dai valori medi iniziali di 18" a valori medi finali di 22". I quadri Videocapillaroscopici, dal punto di vista morfologico, sono risultati decisamente migliorati nel senso di una diminuizione e talora scomparsa delle anomalie delle anse capillari presenti nella prima osservazione ( microaneurismi .. ). Nel corso dei trattamenti effettuati è da sottolineare l'assoluta mancanza di incidenti o effetti collaterali nei soggetti in studio, se si esclude il dolore all'atto iniettivo prodotto dalla via di somministrazione. Ciò tuttavia non ha costituito un limite al proseguio della terapia stessa, considerato che nessuno dei soggetti in esame ha interrotto il trattamento. Sulla base dei risultati ottenuti si giustifica ampiamente il giudizio favorevole di efficacia espresso dall'autore e dai pazienti trattati.

TAB. D - PARAMETRI SOGGETTIVI DOPO IL TRATTAMENTO
PAZIENTIPercentuale
FLEBODINIA00%
SENSO DI PESO ORTOSTATICO426,6%
DOLORE GRAVATIVO ORTOSTATICO16,6%
FORMICOLIO00%
PARESTESIE00%


TAB. E - PARAMETRI OGGETTIVI DOPO IL TRATTAMENTO
PAZIENTIPercentuale
EDEMA SEROTINO213,3%
EDEMA FRANCO213,3%
DERMITE EMOSIDERINICA16,6%
IPODERMITE FIBROSA426,6%
ECZEMA00%
ULCERE CUTANEE00%


TAB. F - PARAMETRI STRUMENTALI DOPO DEL TRATTAMENTO
VALUTAZIONE MEDIA
PLETISMOGRAFIA A LUCE RIFLESSACirca 22,0
CIRCONFERENZE:
POLPACCIO29,0
CAVIGLIA A LIVELLO MALLEOLARE22,6


CONCLUSIONI

I risultati ottenuti depongono per una vantaggiosa utilizzazione dell'ossigeno-ozonoterapia nel trattamento della malattia venosa degli arti inferiori. E' evidente che il trattamento presenta maggiori possibilità di successo se viene effettuato precocemente, soprattutto nei soggetti a rischio, in particolare, per predisposizione familiare. Merita particolare considerazione la valutazione soggettiva personale espressa generalmente in termini di chiara soddisfazione anche laddove esistevano posizioni di partenza improntate sullo scetticismo.

BIBLIOGRAFIA