IL GAZZETTINO on line
Lunedì, 19 Febbraio 2001

La terapia consente di riprendere la totale funzionalità, non crea traumi e prevede il ricovero di un solo giorno
Una tecnica mini-invasiva per l'ernia al disco
Mal di testa, influenza? Sono queste le "malattie" che causano la maggiore perdita di giornate lavorative in Italia? No, la causa principale di assenza forzata dal lavoro è l'ernia al disco. Anche per questo motivo la medicina si è interessata sempre più approfonditamente a questo male sperimentando varie metodiche di cura. Recentemente una nuova tecnica è stata adottata anche in Italia dal neurochirurgo trevigiano Alberto Alexandre, direttore sanitario dell'Euni, istituto neurochirurgico che ha sedi a Treviso, Pordenone, Firenze, Roma e Padova. Si tratta di una chirurgia mininvasiva che prevede l'inserimento di una microsonda nel disco; la microsonda agisce inviando sulla parte malata delle frequenze radio e coagulando al contempo.

L'ernia al disco è una degenerazione del disco presente tra due vertebre. Negli ultimi quarant'anni la chirurgia ha puntato a sviluppare tecniche il meno invasive possibile poichè un intervento aggressivo comporta temibili conseguenze dal momento che dopo l'operazione si forma, anche all'interno del canale vertebrale, una cicatrice che può premere sui nervi. Un decennio fa si trattavano i pazienti con la chimopapaina e gli enzimi proteolitici, ma i successi erano assai rari rispetto alle reazioni avverse. Negli ultimi anni, gruppi più avanzati di studio e trattamento in neurochirurgia e in ortopedia hanno protato all'uso clinico dell'ozono medicale, miscela gassosa che iniettata nel disco ha la capacità di disidratare il tessuto e ridurre o abolire la massa dell'ernia che preme sui nervi. I risultati ottenuti con l'ozono terapia sono stati entusiasmanti ma per alcuni tipi di danno l'ozono non è sufficiente.

La nuovissima tecnica mininvasiva che il dottor Alexandre ha sperimentato con successo grazie alla collaborazione con il professor Francois Antounian, neurochirurgo di San Francisco, si chiama "coablazione del disco" o "nucleoplastica". La microsonda viene inserita nel corpo del paziente tramite una puntura dal fianco. Si tratta di un intervento che richiede la degenza di una sola giornata, si svolge in anestesia locale e non comporta periodi di immobilità postoperatoria nè interferisce con le normali attività lavorative del paziente o con i programmi di fisioterapia. E' quindi perfettamente applicabile a pazienti che abbiano problemi maggiori in altri organi, quali cuore, reni o polmoni che renderebbero pericoloso un intervento chirurgico tradizionale. Il paziente, nell'arco di tre settimane è da considerararsi completamente fuori dal problema. La nuova tecnica è stata eseguita nella sala operatoria della clinica Morgagni di Padova.

Gianni Novara


Edizione del 19/2 :