IL GAZZETTINO on line
Martedì, 26 Settembre 2000

Sport e medicina. Quattro culturisti contagiati dall’infezione nel trattamento di autoemoinfusione con ozonoterapia
Sangue manipolato, atleti con l'epatite
La pratica è vietata dalla Federazione medico sportiva. Un’inchiesta della Procura
Tecnicamente si chiama "autoemoinfusione per ozonoterapia". Consiste nel prelievo di due-trecento centilitri di sangue venoso, convogliato in una sacca, trattato con ozono, quindi ritrasfuso nel paziente-donatore. Questa operazione è costata l'epatite cronica a quattro culturisti che frequentano la stessa palestra e si sono sottoposti al trattamento nel medesimo studio medico. Del caso si sta occupando il sostituto procuratore Renza Cescon. Lesioni colpose, per il momento, è l'ipotesi accusatoria formulata dal pubblico ministero.

L'autoemoinfusione era nata come pre-terapia negli interventi chirurgici. Dopo un periodo sperimentale, si è diffusa anche nello sport. Fra i tanti esempi quello di Moser che si sottoponeva a prelievo di sangue, conservato congelato e poi ritrasfuso in prossimità delle competizioni per aumentare il valore dell'emoglobina. Oggi la pratica è vietata, come spiega il dottor Maurizio Schiavon, delegato regionale della Federazione medico sportiva italiana. Si tratta di un intervento sanitario inappropriato, che presenta elevati rischi per la salute. Basti pensare al "sangue grosso", cioè al sangue troppo denso che può produrre trombosi. Una pratica ciarlatana. E quanti vi si sottopongono sono anche un tantino cretini. Il risultato sperato è quello di aumentare i globuli rossi per veicolare maggior ossigeno e ridurre l'accumulo dell'acido lattico.

I quattro culturisti - un quarantacinquenne, un quarantenne, un trentottenne e un trentaduenne - nel marzo di due anni fa si erano sottoposti all'autoemoinfusione in un ambulatorio della cintura urbana. Qualche settima dopo hanno cominciato ad accusare sintomi di malessere. Terribile per loro la diagnosi: epatite di tipo "C" in forma acuta. Per ben due anni si sono sottoposti alle cure. Ma l'infezione non è stata vinta del tutto. La consulenza medico-legale ha evidenziato precise responsabilità a carico dei medici che hanno eseguìto il trattamento: mancata sterilizzazione delle strutture impiegate. Così alla fine di luglio i quattro culturisti hanno presentato alla Procura un esposto, con allegata la consulenza tecnica. E il magistrato ha avviato l'azione penale.

La Federazione medico sportiva è impegnata in prima persona nella lotta contro il doping. «Soprattutto - spiega il dottor Schiavon - siamo impegnati contro queste schifezze che vengono perpetrate da praticoni. Queste cose viaggiano nelle palestre dove anche l'allenatorino crede di essere chissà chi e fa pasticci, magari con gli ormoni». E il medico che si presta a tali pratiche è un cialtrone, detto così, fuori dai denti.

Gabriele Coltro


Edizione del 26/9 :